sabato 26 novembre 2011

Capitolo 6 - L’arrivo di Peter Pan



Capitava raramente che Peter fosse puntuale, anzi, era più facile che gli appuntamenti, come i nomi ed i visi, lui li dimenticasse del tutto. Quel Natale però, per qualche strano motivo, Peter doveva aver forse sentito nostalgia o di Wendy, o di Gianni o di Michele, o delle favole della signora Darling, o delle sue torte o, forse, più semplicemente, si era stancato di giocare con le fate nei giardini di Kensington, fatto sta che, alle cinque del pomeriggio del 28 dicembre, quando era già buio, bussò alla finestra del salotto di casa Darling.
Arrivò cantando come faceva sempre quando era felice, bussò al vetro per farsi aprire e planò sul divano con una piroetta:” Olà!”, disse a tutti.

“Buu!!”fecero singhiozzando Gianni e Michele.

“BUUUUUUUU!!” fece Nana dalla cuccia.

“BUUUUUUUUUUUUUU!!” fece il signor Darling, per non essere accusato di avere per sua figlia meno affetto di quanto ne avesse il cane.

“Sniff Sniff” faceva silenziosamente dentro un fazzoletto la signora Darling.
Peter non amava né le lacrime né le persone tristi, per cui inclinò la testa da un lato assumendo l’aria di chi pensa “Avrei fatto meglio a rimanere a Kensington con le fate!”, e chiese educatamente: ”E’ morto qualcuno?”

“BUUUUUUUUUUUUUUUUUUUU!!” fecero in coro tutti quanti eccetto la signora Darling, che compostamente si limitò a fare solo un discreto”bu bu!” nel fazzolettino.
Insomma! Quelle erano le Feste di Natale, doveva esserci solo allegria intorno! Peter pensò per un attimo di scappare da quel funerale, ma poi si rivolse a Gianni chiedendo di spiegargli cosa fosse successo.

Come pensate che Peter abbia accolto la notizia del rapimento che tanto angosciava tutta la famiglia Darling? Sicuramente, direte, egli ne sarà rimasto sconvolto, avrà pianto ed urlato, e invece…

“Evviva!” esclamò, “Andiamo a salvarli!”, perché per Peter è il gusto dell’avventura, il piacere di iniziare una nuova impresa, l’ansia di affrontare un nuovo nemico, che dà gusto alla vita.

“Dai, Gianni, dai, Michele, diamo la caccia a quei marrani!”

Il signor Darling comunicò scuotendo il capo disperato che la polizia non aveva trovato alcun indizio eccetto un lurido cencio e che nessuno aveva idea di dove potessero essere stati portati i ragazzi. Il signor Darling stava seduto sul letto tanto angosciato che Nana sentì la necessità di avvicinarsi a lui e mettergli una zampa sul ginocchio per consolarlo.

A quella vista Peter urlò “Nana!” facendo sobbalzare tutti “Certo, Nana! – ripeté - Faremo odorare a Nana quel fazzoletto, e Nana ci condurrà sulle tracce di Wendy e dei suoi amici! Glielo faremo odorare sul luogo dove li hanno rapiti e di lì lei ne seguirà le tracce col fiuto!”

“Campanellino!” disse “Aiutami a cercare quel fazzoletto, dobbiamo trovare le ragazze!”.

Prima di tutto, però, bisognava cercare Trilly che si era nascosta e non aveva nessuna voglia di farsi trovare. La lunga assenza da Londra non ne aveva migliorato il carattere e chiaramente non era contenta di condividere Peter non solo con Wendy, di cui era da sempre gelosa, ma addirittura con una nuova ragazza. Peter però fu molto gentile e la convinse a cercare con loro e, alla fine, trovarono il cencio e lo porsero a Nana.

Perché credete che Johnny il Fetido si fosse meritato quel soprannome? Perché, come potete facilmente immaginare, da lui emanava un tale olezzo da far scappare persino i ferocissimi ratti della discarica senza necessità di usare il bastone.

Il fetore era così forte che, se non fosse stato per l’affetto che nutriva per Wendy, la povera Nana non avrebbe mai odorato il fazzoletto.

Peter, Campanellino, Gianni e Michele scesero in strada e condussero Nana sul luogo del rapimento dove Nana odorò lo straccio, poi abbaiò tutta eccitata perché la traccia lasciata da Johnny il Fetido era talmente forte e chiara da sembrare un’autostrada.

Il tragitto però era lungo, i ragazzi furono presto stanchi e così Peter disse a Trilly di cospargerli di polvere di fata per farli volare con lui ed alleviare loro la fatica.

Come fu diverso questo volo per Gianni e Michele dal primo che avevano fatto assieme con Peter e Wendy verso l’Isolachenoncè! Questa volta i loro cuori erano talmente pesanti ed infelici, che Trilly fu costretta a dare loro doppia razione di polvere per farli volare!

Nana correva nella notte e Peter ed i ragazzi la seguivano dall’alto. Già a un paio di miglia dal laboratorio l’odore dei rifiuti divenne però talmente forte da sommergere anche quello di Johnny il Fetido. Dai mucchi di spazzatura cominciarono anche ad emergere gli occhi famelici delle selvagge creature che l’abitavano e Peter decise di cospargere di polvere anche Nana e di esaminare tutti insieme la discarica da una quota più alta.

Ovviamente la povera Nana non aveva alcuna esperienza di volo per cui cominciò a vagare qua e là per il cielo come la portava capricciosamente il vento, proprio come succede ai palloncini comprati alle giostre quando sfuggono dalle dita dei bambini. Purtroppo nessuno aveva pensato di portare con sé un guinzaglio (se Nana lo avesse visto si sarebbe sicuramente offesa) e così Gianni fu costretto ad agganciarla per il collare con il manico dell’ombrello per guidarla in volo.

La cosa, ovviamente, divertì moltissimo Michele che, a sua volta, decise di attaccarsi alla coda di Nana (come faceva sempre, per non perdersi, quando passeggiavano per la via), mentre con l’altra mano teneva stretto l’orsacchiotto.
“Trenino!” rise tutto contento Michele dimenticandosi completamente del rapimento di Wendy “Treno, Nana, Ciuff Ciuff!” e stava anche per imitare il rumore della sirena, quando Peter disse: “Devono essere lì!” e indicò il laboratorio, unica costruzione in quella landa deserta le cui luci, tutte accese come per una festa, attiravano inequivocabilmente l’attenzione “Scendiamo, arriviamoci a piedi!”
Presero terra in una zona d’ombra nel recinto davanti all’ingresso e avanzarono guardinghi, Peter stringendo in mano il pugnale, Gianni brandendo bellicosamente l’ombrello, Michele che faceva coraggio all’orsacchiotto di pezza e Nana che guidava la truppa alla ricerca delle ragazze.

“Pist, pist! Ehi, voi…”sussurrò una voce dall’ombra.

“Chi c’è là?” chiese piano Peter.

“Zitti! Venite al riparo! Non fatevi vedere!” proseguì la voce dal buio “Tu sei Peter Pan, vero?”

“Sì, sono Peter, e tu chi sei?”

“Zitto! Parla piano, mi chiamo Ragvendra, ma tutti qui mi chiamano Rags! Lavoro qui con altri centocinquanta bimbi per Lord Rubbish. Mi domandavo proprio se saresti venuto!”

Peter che pensa sempre che tutti lo conoscano, non si stupì che chi gli parlava lo conoscesse “Ma tu chi sei? – chiese – “Fatti vedere un po’! Come facevi a sapere che venivo, se non lo sapevo nemmeno io?”

Dall’ombra più fitta spuntò il visetto magro e simpatico di un bimbo infagottato di stracci, sormontato da un enorme turbante “E’ che qui ci danno pochissimo da mangiare…”disse il ragazzino affrontando un po’ confusamente il problema “ e ieri i nostri sorveglianti erano improvvisamente spariti. Ci hanno chiuso nella baracca e sono andati via, e così io sono evaso alla ricerca di cibo. Gli altri ragazzi invece avevano paura e non sono usciti.

Mi ero appena infilato nella dispensa, quando i sorveglianti sono tornati con tre nuovi ragazzi prigionieri e li hanno chiusi nello stanzino accanto a me. “Fino a domani!” ha detto Johnny il Fetido “Domani vi mettiamo nel Sintetizzatore!”. Poi si sono messi a mangiare e a bere fuori della mia porta e io non potevo più tornare nella baracca. Una delle ragazze piangeva e l’altra, Wendy, mi pare si chiamasse, la consolava “Dai, non piangere, - le diceva - ti racconto ancora la storia che ti piace tanto di Peter e dell’Isolachenoncè e stai tranquilla, vedrai che Peter viene a salvarci, mi ha già salvato quella volta che ero prigioniera di Uncino…”
“Ha detto così?” interruppe gongolante Peter “Sì, in effetti è stata una bella lotta,. Mi sono divertito moltissimo…”

“Sì, però vai avanti, dicci di Wendy!” intervenne Gianni.

“Beh, sì, dicci pure di Wendy…” concesse un po’ dispiaciuto Peter.

“Va bene, ma c’è, poco da dire…Wendy ha raccontato tante volte le vostre avventure sull’Isolachenoncè, fino a che l’altra bimba non si è addormentata, ed io ero là, dall’altra parte della parete, che la ascoltavo e non credevo mica tanto a quello che raccontava…Poi quando l’altra, Betty, mi pare, si è addormentata, la prima, Wendy, si è messa a piangere lei e allora il ragazzo, che fin’allora era stato zitto, ha cominciato lui a consolarla…

Senti, Peter, ma è vero che nell’isola con te ci sono i Bimbi Perduti?”

“Sì, certo!” fece Peter “Vuoi venire anche tu a combattere i pirati?”

“Wow!” fece Rags “Quando si parte?”

“Quando vuoi!” fece Peter con noncuranza “Anche subito! Io sono il capo e decido io!” aggiunse tanto per mettere in chiaro le cose.

“Però prima pensiamo a liberare Wendy!” disse Gianni che, conoscendolo bene, si preoccupava sempre che Peter non cambiasse idea nel frattempo.

“Va bene” disse Rags “Però dopo, io e i miei compagni veniamo con te all’isola, intesi? Comunque,” - proseguì – “questa mattina, i sorveglianti sono tornati per portarli al Sintetizzatore, che è una macchina grande grande che sta lì dentro, e io nel trambusto ho cercato di tornare alla mia baracca ma c’era troppa gente in giro e mi sono dovuto nascondere qui. Ho sentito che mi cercavano e che Johnny diceva che quando mi trova mi fa parlare con Mastro Randello… Peter, mi raccomando… Io vengo con te…”

“Va bene, adesso entriamo. Tu conosci il posto?”

“No, mai stato lì dentro…”

“Allora entriamo…Ma facciamo piano…Mi raccomando…”



2 commenti:

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