lunedì 21 novembre 2011

Capitolo 11 - La fine di Octopus



Ormai incalzati dai fatti e dalle sorprese che si succedono sotto i nostri occhi, sorvoleremo sulle poco edificanti scene che avvennero la mattina dopo ai Grandi Territori di Caccia quando Peter con i bimbi Smarriti, assieme ad Uncino con i suoi pirati e a Gran Capo con i suoi Piccaninny, andarono alla radura dove, invece dei prigionieri, trovarono Giglio Tigrato svenuta a terra con un enorme e poco principesco bitorzolo sulla testa.
Uncino e la principessa si scagliarono entrambi violentemente su Peter che aveva promesso a tutti e due la vita del Conte e lo rimproverarono di aver mancato gravemente agli impegni, Peter rispondeva dicendo che si era solo limitato a rinviare l’esecuzione d’accordo con Gran Capo, per non scontentare nessuno, Giglio Tigrato se la prendeva con Uncino perché aveva suggerito di allontanarsi lasciando il Conte incustodito, Uncino rispondeva obiettando che i Beati Territori erano terra dei Piccaninny, e competeva a loro montare la guardia ai prigionieri…
Nelle discussioni furibonde, in cui ognuno dei contendenti sente la necessità di mettere sul tappeto anche questioni vecchie che non hanno alcun riferimento con l’argomento trattato, Giglio Tigrato, con l’assenso di Gran Capo, sollevò il problema del nome della tribù. I Bimbi Smarriti e i pirati, chiamandoli Piccaninny, disse Giglio Tigrato, avevano sempre storpiato il loro nome: “Voi, Bimbi e pirati cercate sempre una mamma, ma noi pellerossa in Isola abbiamo già nostre mamme: se voi cerca mamma, noi cerca tata! Noi sempre invoca grande Manitù di trovare tata, e se noi trova, noi prende! Nostro vero nome voi sempre male capito è: “Pick-a-nanny” no Piccaninny…”
Ci furono, insomma, le solite discussioni che ci sono sempre tra alleati dopo che si è vinta una guerra o, in altre parole, c’era il solito clima di tensione che si realizza nell’isola ogni volta che c’è Peter.
A un certo punto Peter, spazientito, decise di andare con Campanellino a dare un’occhiata a Otto all’Abisso degli Orrori.
Dovete sapere che fino alla partenza del piccolo Otto dall’isola tanti anni prima, l’Abisso degli Orrori era conosciuto con il nome di Beata Grotta della Tranquillità.
Era una larga grotta, asciutta e molto luminosa perché dall’ampia apertura che si affacciava a mezzogiorno sulla Laguna delle Sirene entravano copiosi i caldi raggi del sole e, in certe ore, anche i romantici riflessi smeraldini delle onde del mare. Era, in altre parole, un posto meraviglioso e incantato.
Le pareti della grotta erano lisce e levigate e in quel luogo il piccolo Otto aveva preso l’abitudine di andare volando a meditare. Come avrebbe potuto il piccolo Otto resistere alla tentazione di scrivere su quelle lisce pareti? Lì non c’era pioggia, non c’era vento, non c’erano onde che potessero cancellare la sua scrittura e così, in poco tempo tutte le pareti, il soffitto, il pavimento furono piene di appunti, di disegni, di osservazioni. Per amore della verità dobbiamo dire che Otto, senza rendersi conto di ciò che faceva, era addirittura riuscito a ricostruire da solo il teorema di Pitagora di cui mai nessuno gli aveva parlato. Sulle pareti di quella che una volta era stata la Beata Grotta Della Tranquillità, ora giganteggiavano triangoli, quadrati costruiti su ipotenuse, che solo a guardarli avrebbero fatto venire a Peter voglia di scappare.
Peter, infatti, dopo la partenza di Otto, aveva per caso visitato la grotta e ne era rimasto comprensibilmente sconvolto. Gli sembrava un luogo da incubo e così l’aveva ribattezzato con un nome che gli sembrava più rispondente e così quella che un tempo era stata la Beata Grotta della Tranquillità era divenuta per tutti l’Abisso degli Orrori.
Ritornato dopo tanto tempo nella grotta, Peter trattenne a stento un brivido di disgusto davanti a tutte quelle scritte! Si vedeva chiaramente che Otto non era mai stato una persona normale per perdere tanto tempo e scervellarsi tanto! Non sarebbe stato meglio per lui se, quando era piccolo, avesse cantato, suonato il flauto o giocato con le fate?
Fatto sta che Peter molto sbrigativamente e molto sussiegoso, si informò sul sintetizzatore nella discarica di Londra, rimanendo molto soddisfatto nell’apprendere che era solo un prototipo e che i piani di costruzione erano custoditi alla discarica in una speciale cassaforte di cui solo il conte aveva la chiave.
Chiaramente occorreva andare subito a Londra e distruggere macchina e progetto per impedire che il conte, o chi per lui, tornasse nell’isola.
Parlando con Otto Peter capì subito che non poteva consentire che il dottore lasciasse mai più l’isola essendo troppo grande il rischio che ricostruisse da qualche parte un altro sintetizzatore e l’isola venisse invasa di nuovo.
Ma che fare di lui?
Otto non era più un Bimbo Smarrito, non era nemmeno un pirata e non era certo un Pick-a-nanny…Come sistemarlo?
In quel momento Peter forse non rimpianse di non averlo ucciso ma, certo, si rendeva conto che Otto costituiva un problema…
“Otto” disse alla fine severamente Peter prima di volare di nuovo da Uncino per metterlo al corrente del piano che stava elaborando “Mi dispiace moltissimo, ma temo che dovrai restare recluso in questa grotta per molto, moltissimo tempo…”
Poiché nel prosieguo della nostra storia non incontreremo mai più il Professore, non vorrei che rimaneste con la curiosità di sapere quale fu la sua sorte. Seguiremo dunque la storia della tragica scomparsa di Octopus, trascurando per un po’ il resoconto della lotta tra Peter e Lord Rubbish.
Ebbene, quando Otto si sentì dire che sarebbe dovuto rimanere nella caverna, non credé alle sue orecchie, perché non avrebbe mai sperato di trovare una sistemazione migliore di quella che Peter gli offriva. Quel luogo per lui era il più bello del mondo, lì si rilassava e trovava una concentrazione ineguagliabile. A differenza di Peter lui non aveva bisogno di un pubblico che lo applaudisse o dei discepoli che lo seguissero: quando la sua mente scientifica affrontava un problema teorico importante, lo faceva con lo stesso spirito della vostra mamma quando cerca gli occhiali e quando lo risolveva, era semplicemente come quando la mamma trova gli occhiali, cosa di cui non c’è proprio di che gloriarsi perché è solo un problema di meno.
Ora, come ricorderete, Otto era prigioniero sia dei Bimbi Smarriti, sia dei pirati sia dei Pick-a-nanny e così fu deciso che ogni gruppo, una volta alla settimana, gli avrebbe portato cibi, bevande e legna per cucinare, e il tutto gli sarebbe stato calato dall’alto con una carrucola.Quella storia andava avanti così da qualche settimana, quando le mamme Pick-a-nanny cominciarono a capire che alla grotta c’era qualcosa che non andava.
All’inizio infatti le mamme pellerossa avevano dovuto insistere molto perché i piccoli Pick-a-nanny andassero da Otto, perché i loro bimbi, come tutti i bimbi del mondo, trovavano sempre una scusa per cercare di evitare i lavori domestici “Ma perché mandi sempre me?” “Non è vero l’altra volta è andato Talpa Sonnolenta!”, “Ma il viaggio è lungo, i pacchi sono pesanti e la strada è in salita!” “Allora andateci in tre, uno porta l’acqua, l’altro il cibo, il terzo la legna, e vi fate pure compagnia…”
Improvvisamente le mamme Pick-a-nanny notarono una solerzia sospetta “Posso andare io mamma alla grotta di Otto?” “Mamma, tocca ai Pick-a-nanny andare da Otto questa settimana?” “Ma se ci siete stati solo l’altro ieri!” “Uffa!”
Cos’era successo?
Era successo che il buon Otto, che riceveva da ognuno dei suoi tre carcerieri le diverse provviste, essendo un chimico supremo, non avendo niente da fare, dopo anni passati nel tanfo della discarica con la molletta sul naso, ormai disabituato ad odori e sapori, si era costruito una cucina ed un forno e aveva cominciato a cucinare pietanze sopraffine i cui odori avevano fatto impazzire i suoi piccoli visitatori. Quel giorno Otto aveva appena sfornato il pane, una stupenda torta di mele e il più meraviglioso strudel che si possa immaginare, cucinato secondo la ricetta originale della mamma di Otto ricetta che Otto, ovviamente, ricordava benissimo.
Dopo la lunga camminata i piccoli Pick-a-nanny, sentiti quegli odori, quasi svennero dalla fame ed uno dei tre, contravvenendo alle regole, si fece calare alla grotta per vedere che succedeva e risalendo con la bocca piena di strudel raccontò agli amici storie mirabolanti.
Otto che quando era piccolo aveva studiato la natura dell’isola palmo a palmo e si era annotato tutti i particolari sulle pareti della grotta, li mandò a raccogliere funghi, bacche, rosmarino, salvia, timo, maggiorana e tutte le spezie che gli venivano in mente e così la sua cucina si arricchì enormemente.
Le mamme Pick-a-nanny, molto sospettose, decisero di seguire di soppiatto i figli proprio il giorno che Otto stava cucinando cotolette d’agnello “alla Parmantier” con contorno di “pommes dauphines” e, sapendo quanto ai bambini piacessero i dolci, Otto aveva preparato tutta una serie di torte straordinarie di sua invenzione tra cui un trionfo di frutti di bosco affogato nella panna montata.
Otto, ovviamente, invitò a pranzo anche le mamme e, come è facile immaginare, non si trattava certamente di piatti usuali per le mamme Pick-a-nanny e così anche esse, sparsa la notizia, cominciarono ad accompagnare i figli alla grotta che ormai tutti chiamavano Dolce Grotta Di Delizia e Goduria. Ovviamente cominciarono anche a portare vettovaglie in misura maggiore perché Otto, il giorno dei rifornimenti, potesse preparare leccornie a sufficienza per tutti.
La moglie di Gran Capo un giorno volle portare anche il marito alla grotta e, ovviamente, da quel giorno Gran Capo cominciò a guardare con aria schifata la costata di bufalo “Bruciata Di Sopra Cruda Di Sotto”, che costituiva il piatto forte della signora Gran Capo.
La signora Gran Capo, per mantenere la pace in famiglia, fu allora costretta a chiedere a Otto - sporgendosi pericolosamente sull’abisso - qualche semplice ricetta ma, sarà per i problemi di pronuncia di Otto, sarà che i Pick-a-nanny non sanno scrivere e la signora Gran Capo si dimenticò metà delle istruzioni, sarà che i Pick-a-nanny non conoscono nemmeno l’uso del forno, fatto sta che le cose per Gran Capo forse peggiorarono.
In effetti la Costata di orso Lessata alla Frutta fu proprio un disastro.
La signora Gran Capo disse allora piangendo al marito che se voleva che imparasse a cucinare, per imparare veramente bene doveva consentirle di scendere nella grotta per guardare Otto mentre preparava i suoi piatti.
Dovete sapere che nel frattempo quello che era successo con i Pick-a-nanny si era più o meno verificato con tutti gli altri e Otto scoprì che i Bimbi Smarriti erano golosi di dolci, patatine fritte e tortillas ai mirtilli, mentre i pirati, abituati a mangiare soprattutto pesce, andavano matti per quasi tutto e poi c’erano anche le sirene e il coccodrillo…
Le sirene, sentendo quegli odorini stuzzicanti portati dalla brezza fino alla Roccia del Teschio dove stavano sempre a pettinarsi, vennero incuriosite a nuotare sotto la grotta chiedendo a Otto di buttargli giù qualcosa, il che Otto, gentilissimo, fece puntualmente scoprendo (nessuno se lo sarebbe immaginato) che le sirene sono golosissime di lasagne! Ovviamente le sirene contraccambiavano portando enormi quantità di pesce fresco che Otto cucinava, scambiava o faceva essiccare.
Quando Uncino seppe da Spugna che Otto aveva fatto essiccare ed aveva anche affumicato alcuni salmoni catturati dalle sirene mentre stavano tornando verso i loro fiumi in Scozia, decise di andare a vedere personalmente come stavano le cose.
Otto aveva cominciato ad avere dei problemi con i rifiuti perché tutto quel cucinare certo, qualche problema lo creava. Dall’alto della grotta vedeva aggirarsi famelico il coccodrillo ed ebbe un’idea: tutti gli scarti di quei pasti prelibati lui li confezionava in una “Croky Bag” che calava con una fune giù sulla scogliera dove il coccodrillo attendeva a fauci aperte entusiasta.
In poco tempo la sommità della scogliera che si affacciava sulla Laguna delle Sirene, e che era il punto più romantico dell’isola, divenne un “Punto Franco” a tutti gli effetti: era infatti il territorio comune dove c’era l’unica prigione dell’isola e dove tutti avevano diritto di andare per controllare in santa pace che il prezioso prigioniero di tutti non fosse fuggito.
Quando la Signora Gran Capo disse che doveva assolutamente vedere come Otto cucinava e andò accompagnata dal marito alla Dolce Grotta Di Delizia e Goduria, quel giorno, casualmente, sulla radura, c’era metà tribù Pick-a-nanny che con una scusa o con l’altra si era allontanata dall’accampamento all’ora di pranzo, c’erano anche alcuni Bimbi Smarriti, c’era Uncino ( che aveva fatto sapere a Otto che da tempo sognava un Soufflé al Grand Marnier) accompagnato da Spugna, ed in basso c’erano anche le sirene e il coccodrillo che ben sapeva che quando vedeva lassù tanta gente, il suo Croky Bag era più gustoso.
La signora Gran Capo era di stazza piuttosto robusta e per calarla da Otto ci sarebbe voluto l’aiuto di cinque robusti guerrieri, ma, avevano appena cominciato a calarla, che sotto quel peso l’argano cominciò a cigolare e il coccodrillo aprì festoso la bocca ma, con suo grande dispiacere ( e grande dispiacere di almeno altre cinque signore Pick-a-nanny), la signora Gran Capo fu fatta precipitosamente risalire
Nell’inevitabile discussione che ne seguì, siccome l’incidente aveva rinviato il pranzo e tutti avevano una grandissima fame, si convenne frettolosamente che non solo di Otto ci si poteva fidare, ma non se ne poteva proprio fare a meno, perché ormai matrimoni, feste, compleanni e cene romantiche si festeggiavano tutti da Otto e tenere Otto nella grotta là sotto era una gran rottura di scatole per tutti.
Gran Capo e Uncino, come comandanti delle forze di pace, anche in assenza di Peter, si assunsero quindi la grave responsabilità di decidere di far scavare una scala nella roccia per consentire di rompere quell’isolamento che ormai non aveva più senso.
Comunicarono ai presenti quella decisione e tutti ne furono assai contenti e dicevano che Otto era straordinario, che “aveva qualcosa di più” e così, fra tutte quelle entusiastiche lodi, morì Octopus lo scienziato, e nacque trionfalmente “Otto-Plus” lo chef più straordinario e amato che mai mise mano a una torta e che potete trovare solo in un’isola di sogno come l’Isolachenoncè!
Cos’altro c’è da dire di Otto?
C’è da dire che un giorno Spugna, con la scusa di portargli le provviste, era andato ad assaggiare alcuni piatti speciali che aveva chiesto a Otto di preparare per lui.
Spugna, se poteva, in queste occasioni, quando c’erano manicaretti speciali, prelevava dalla cantina di bordo una buona bottiglia di vino (da dividere ovviamente con Otto) ma, recentemente, Uncino, che aveva visto misteriosamente assottigliarsi le sue preziose riserve, aveva messo tutto sotto chiave.
“Niente vino oggi, mi dispiace Otto!” esordì mestissimo Spugna sedendosi.
“Perké occi non profiamo a manciare kon pirra?” rispose Otto che da tempo aveva individuato nei boschi orzo e luppolo ed era ansioso di vedere se quella bevanda bionda che aveva preparato così a memoria gli era venuta buona come quella che faceva un tempo in Belgio un suo lontano zio frate trappista.
“Eccezionale, Otto, assolutamente eccezionale! Mai bevuta una birra così!!” disse Spugna dopo aver bevuto schioccando la lingua e togliendosi la schiuma dalle labbra con il dorso della mano.
“Ach, ma io kvi può fare molto ti più, se tu porta me pikkola pianta ti fite! Kvi sole pellissimo, terra puonissima, tutto perfetto per fare puonissimo fino!”
Naturalmente i vini di Otto, quando furono pronti, erano quanto di meglio potesse accompagnare le straordinarie pietanze che lui preparava e Uncino ebbe molte difficoltà a trattenere Spugna a bordo specie quando Otto imbottigliava il vino novello che è un vino che non va invecchiato e va consumato in fretta.
Spugna era troppo amico di Otto per consentire che tanto buon vino andasse a male e, quando si trattava di consumarlo in fretta era disposto a fare anche turni straordinari, magari trascurando qualche altro servizio a bordo…
Ovviamente, costruite le scale, Otto venne d’autorità trasferito in una splendida prigione in muratura che i suoi carcerieri avevano premurosamente costruito sul punto più panoramico della costa, dotandola della più bella e più completa cucina che si sia mai vista in una cella. Poiché tutti volevano poter controllare che Otto fosse effettivamente in cella, ed era difficile dare a tutti una chiave della prigione, l’unica chiave fu consegnata ad Otto con l’impegno che doveva aprire se qualcuno bussava, e fu un bussare continuo, specie all’ora dei pasti.
Occorreva dare anche un nome alla prigione e c’era chi (Peter, in particolare) voleva che il nome indicasse con chiarezza che era un luogo di detenzione, chi invece voleva (tutti gli altri) che il nome indicasse un piacevole luogo di ritrovo della comunità e poiché Peter (che ce la aveva ancora un poco con Otto) non voleva assolutamente cedere, si scelse una soluzione di compromesso e la prigione fu chiamata da tutti “OTTO’S BAR”.
Soltanto per dovere di cronaca occorre menzionare che Spugna sostenne a lungo la proposta di completare il nome della prigione e di chiamarla “OTTO’S WINE BAR”, ma questo avrebbe impedito ai bambini di frequentarla e la proposta, sia pure a malincuore, venne respinta.
Nessuno intanto abitava più nella Dolce Grotta di Delizie e Goduria, e quindi il vino che venne in seguito prodotto da Otto poté essere custodito amorosamente proprio nella grotta che, nella parte più in fondo era fresca, asciutta ed ombrosa proprio come ci vuole per questo genere di cose. Inutile dire che i maestri d’ascia della Jolly Roger predisposero con particolare rapidità e solerzia splendide botti di rovere, riservando però, per il loro capitano, il consueto “diritto d’assaggio”.
Di Otto resta da dire soltanto che non smise mai di scrivere e di annotare, sia pure solo su pelli di pecora e di bisonte. Restano di lui opere importanti come: “Cento modi di arrostire le bistecche da una parte sola alla maniera Pick-a-nanny”, “Crostate, torte e altri dolci dei Bimbi Smarriti”, “Mare e Monti, cosa mangiano le Sirene” e, soprattutto, l’opera fondamentale “Lo Strudel di Peter Pan e le Marmellate delle Fate”.
Questi fatti, però, come abbiamo già detto all’inizio, avvennero molti anni dopo la conclusione dell’epica guerra tra Peter e Lord Rubbish e, quindi ora, cari amici, abbandoniamo Octopus il traditore al suo triste destino, e riprendiamo la nostra storia dove l’avevamo lasciata.




1 commento:

  1. Lo Strudel di Peter Pan e le Marmellate delle Fate... ahahahhaa geniale!! ahahahah

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