Sembrava che intorno non ci fosse nessuno. Aprirono la porta e si introdussero silenziosamente nel laboratorio dove l’olfatto di Nana riuscì ad individuare anche una lieve traccia del profumo della signora Darling che Wendy si era spruzzata di nascosto prima di uscire di casa per fare più colpo su William.
“Wendy è qui!” fece capire Nana agitando festosamente la coda e annusando più forte il terreno.
“Mamma che puzza!” disse Michele.
“Schhhh!” dissero Peter e Gianni.
Macchinari enormi e misteriosi torreggiavano in ogni ambiente, ovunque gigantesche cinghie di cuoio facevano girare possenti ingranaggi tra sbuffi di fumo, tonfi e sinistri scricchiolii.
“Dove siamo capitati? In questo posto fabbricano puzza?” chiese Michele.
“SCHHHHH!” ripeterono Peter e Gianni.
Nana cominciò a grattare una porta mugolando eccitata.
“Devono essere là!” disse Peter a Gianni.
“Devono essere là!” disse Gianni a Michele.
“Devono essere là!”disse Michele nell’orecchio all’orsacchiotto.
“Sono sicuramente là!” convenne Rags.
Peter aprì cautamente la porta e, al centro della stanza, dentro l’enorme campana di vetro dove il professore solitamente collocava i campioni da duplicare, legati come salami, c’erano William, Wendy e Betty.
“Liberiamoli” disse Peter e con Gianni e Campanellino si infilò nella campana di vetro dove con il pugnale tagliò le funi.
Erano ancora dentro e Peter aveva appena finito di liberare i polsi di William, che alcune porte di quell’immenso ambiente si aprirono di colpo ed irruppero Johnny il Fetido e la sua banda di Sorveglianti Umanitari che entrarono urlando agitando i bastoni. Rags, terrorizzato, cercò di uscire da una porta ma finì proprio fra le braccia di uno dei sorveglianti.
“Ritirata!” urlò Peter “Campanellino, la polvere!”
Trilly cosparse generosamente di polvere di fata William che le era stato subito molto simpatico e si sarebbe forse rifiutata di cospargere anche Wendy e Betty se Peter non l’avesse presa al volo e non l’avesse energicamente scossa sopra di loro.
“Usciamo dalla campana!” urlò Peter tenendo ancora Trilly in pugno. Uscì, volò sopra Nana, Gianni e Michele che cosparse generosamente di polvere anche se, forse, non ce n’ era bisogno.
Un grande lucernario era aperto sul soffitto del locale:
”Di là!”, indicò Peter alla truppa e si levarono tutti in volo dietro di lui e si lanciarono liberi e felici nella notte.
Fu festa grande quella sera a casa Darling anche se un po’ venata dal dispiacere di non aver potuto liberare Rags e, dispiace dirlo, fu festa grande anche in casa di Lord Bryan Ffink Pfenniger Jones quando dal laboratorio arrivò la notizia che il professore aveva isolato una sufficiente quantità di polvere di fata da poterla duplicare.
Per il momento però concentriamoci sui nostri eroi.
Michele, appena giunto a casa si rifugiò tra le braccia della signora Darling, l’abbracciò stretta stretta e le spiegò concitatamente che erano stati nella fabbrica della puzza dove, dopo aver liberato i prigionieri, erano stati aggrediti da enormi mostri puzzolenti.
William si diresse verso il signor Darling dicendo compitamente: ”Mi scuso per il deprecabile incidente e per il ritardo con cui le riporto sua figlia. Le prometto, signor Darling, che se vorrà farmi l’onore di affidarmela ancora, questo non accadrà più!”
Wendy cercava di raccontare alla signora Darling come William si fosse eroicamente battuto nella carrozza per respingere gli assalitori e sperava che anche Peter sentisse, perché il fatto che lui tante volte dimenticasse non solo gli appuntamenti, ma persino il suo nome, proprio non le andava giù.
Betty diceva a William come si fosse improvvisamente sentita tranquilla e sicura quando aveva visto entrare Gianni con l’ombrello in mano, e lo diceva a voce sufficientemente alta per farsi sentire da Gianni che gonfiava il petto diventando rosso come un tacchino.
William si scusava con Wendy raccontandole di non aver creduto all’inizio all’esistenza di Peter e dell’Isolachenoncè…
E Peter?
Beh, Peter si aspettava che tutti lo considerassero il salvatore e, invece, nessuno si curava di lui.
“Silenzio!” urlò dopo un po’ spazientito in quel frastuono, per attirare l’attenzione su di sé.
Subito tutti si ricordarono di lui:“Oh, Peter!”, “Dimmi Peter!” “Che c’è Peter” “Sì, Peter!” dissero in coro.
Il signor Darling invece, che non aveva capito nulla, disse: ”Peter?” inarcando un sopracciglio.
Tutti, a quel punto, (eccetto il signor Darling), cominciarono a ringraziare Peter per l’eroico salvataggio da lui compiuto e gli fecero anche molte feste e lui per un po’ li lasciò generosamente fare, pavoneggiandosi solo nei limiti del consentito.
Poi, con un gesto autoritario fece tornare il silenzio nella stanza e domandò: “Siamo qui, tutti insieme, felici e soddisfatti, ma non abbiamo alcuna idea di chi li abbia rapiti e perché.”
A quel punto il signor Darling fece un nuovo grave errore psicologico dicendo:” Ci penserà la polizia a scoprirlo domani, Peter, non ti preoccupare!”
Come? C’era una nuova eccitante avventura da compiere e gli dicevano di non occuparsene?
Per fortuna i ragazzi erano eccitati quanto lui.
William, che aveva capito di essere stato portato alla discarica di cui sapeva lo zio aveva l’appalto, ipotizzò che alcuni miserabili dipendenti del conte avessero rapito lui e le ragazze pensando ad un riscatto. I malandrini – disse - però ignoravano quanto fossero poveri lui e Betty e quanto fosse tirchio Lord Bryan…
Di fronte a tanta disarmante sincerità anche il signor Darling arrivò a dire che, forse, anche le loro condizioni economiche erano sufficientemente disastrose da metterli al riparo dal rischio di un rapimento.
Wendy e Betty si ricordarono a questo punto del povero Rags e dissero a Peter che avevano promesso di portarlo via. William un po’ titubante, disse che avrebbe cercato lui di parlare allo zio di Rags, ma lo avrebbe fatto quando avesse capito meglio come erano andate le cose.
In effetti non andò proprio così perché dopo pochi giorni Peter, che si lasciava sempre distrarre dai nuovi avvenimenti, perse ogni interesse a proseguire l’indagine, si dimenticò totalmente di Rags e degli altri ragazzi e dopo l’Epifania decise di tornare con Trilly all’Isolachenoncé.
Lungo la strada però si lasciò sedurre da mille altre avventure, ma sarebbe inutile domandargli dove era stato perché lo ha probabilmente dimenticato. Si potrebbe presumere che volando fra le nuvole fosse finito in un nido di albatros perché aveva ancora delle penne tra i capelli, e che fosse stato a giocare con le sirene perché la sua camicia recava ancora tracce di scagliette delle loro code. Tempo dopo, improvvisamente parlò anche di come gli fosse sembrato triste il canto delle balene e, siccome non ne aveva mai parlato prima, dobbiamo presumere che fu in quell’occasione che visitò la Terra del Fuoco dove il canto delle balene è più forte e più triste.
L’unica cosa certa che si può dire è che purtroppo Peter stette lontano dall’isola per un tempo più lungo del solito.
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