giovedì 24 novembre 2011

Capitolo 8 - Lord Rubbish alla conquista dell’Isolachenoncé



La spedizione, capitanata da Lord Bryan in persona, arrivò in vista dell’isola quando Peter non era ancora tornato.
Il conte che dalla lettera di Betty, dalle confidenze di Wendy e dai resoconti del professore aveva avuto tante preziose informazioni sull’isola e sul viaggio, aveva organizzato per quella prima spedizione un agile convoglio composto solo da poche guardie ben armate, da alcuni ingegneri edili, da sé stesso e da Otto. Lo scopo era infatti quello di fare i rilievi necessari per la costruzione dell’albergo e di preparare i piani per l’occupazione definitiva di quello che era destinato a divenire il centro dell’Impero della Famiglia Ffink Pfenninger Jones.
Ovviamente, prima di partire si erano tutti minuziosamente allenati per imparare a volare. Il conte, sempre organizzatissimo, aveva fatto allestire un grande capannone tutto imbottito di cuscini dove effettuare le prove.
All’inizio il problema principale fu solo quello delle gran testate che tutti davano al soffitto o che si davano fra loro quando svolazzavano senza controllo. Oltre i cuscini furono pertanto subito adottati elmetti di tipo militare salva-testa imbottiti che il conte però non trovò adatti ad una futura commercializzazione e pertanto chiese che per il suo ritorno fosse predisposto un modello di design più accattivante. Per quanto personalmente poi lo riguardava, il conte, che non amava certo le brutte figure, si allenava da solo, quando il capannone era vuoto. Faceva le prove legato ad una fune (fune la cui altra estremità era saldamente nelle mani di Homer, il capo dei suoi stallieri che fungeva da personal trainer) e, così assicurato, faceva esercizio con Homer che lo tirava giù se si avvicinava troppo al soffitto o alle pareti evitandogli rovinose capocciate.
Le lunghe sedute di allenamento in quell’ambiente imbottito furono provvidenziali perché evidenziarono un insospettato grave difetto della polvere per volare che lui aveva denominato Simil Fata Vola Alto Jones.
La polvere di Otto infatti era “quasi” come quella originale delle fate, ma non completamente uguale. Il problema era che poteva accadere che, da un momento all’altro, senza alcun preavviso, la polvere perdesse potere e il malcapitato precipitasse rovinosamente a terra con le inevitabili conseguenze che potete facilmente immaginare.
Dopo un attento studio, le soluzioni raccomandate da Octopus furono due.
La prima consisteva nell’utilizzare la polvere volando vicino al suolo. Con tale tecnica spiegava il professore, nei viaggi si risparmiava fatica e, in caso di caduta, c’era solo il rischio di ammaccature non gravi, di semplici sbucciature e contusioni.
La pratica mente del conte fece allora subito predisporre un kit di bende, il ”Pronto Uso Vola Sicuro Jones”, che sarebbe stato utilmente sperimentato durante questo primo viaggio, in attesa di una futura commercializzazione.
La seconda soluzione offerta da Octopus era il “volo d’alta quota”. Volando molto alti, diceva il professore, il malcapitato viaggiatore che avesse visto svanire i poteri della polvere che si era cosparso addosso, precipitando avrebbe avuto comunque il tempo di aprire un’altra bomboletta di polvere e rispruzzarsela ancora.
Qui la fantasia del conte diede i suoi migliori risultati ed ideò lo zaino “Overtherainbow”, versione lusso, con paracadute in seta ad apertura automatica in caso di perdita di quota e otto cartucce di polvere “Simil Fata Vola Alto Jones” con apertura a strappo sistemate comodamente sul petto per una migliore e più sicura estrazione. Per i viaggiatori meno abbienti e per quelli che amavano o il rischio o gli sport estremi, il conte fece studiare la speciale e più economica confezione “Zaino Kamikaze Sport Jones” senza paracadute e con due sole cartucce di polvere.
Durante il trasferimento i membri della spedizione poterono fortunatamente contare sulle provviste che si erano portati da casa. Debbo purtroppo dire che molti dei tecnici, una volta consumati i pasti, buttavano giù dal cielo la carta con cui avevano avvolto i panini, i noccioli della frutta e quant’altro, senza curarsi di chi c’era sotto. Questo però, per fortuna, non creò problemi perché avvenne mentre volavano sopra l’oceano. Però poi il conte se ne accorse e li rimproverò moltissimo obbligandoli a non buttare più nulla sulla testa della gente e impose di riportare tutto con sé “per buttarlo, una volta tornati a casa nella discarica. E’ sciocco – concluse – buttare tanta buona roba che può essere più utilmente riciclata con buoni margini di profitto”.
Come sapete “quando Peter non è nell’isola, tutto è quieto e normale: le fate si concedono un’ora in più di sonno, le belve badano ai loro piccoli, i pellerossa mangiano a sazietà per sei giorni e sei notti filati, e quando i pirati e i Bimbi Smarriti si incontrano, si contentano di mordersi i pollici, in atto di reciproca sfida.
E’ solo con l’arrivo di Peter, che detesta l’inerzia, che tutti riprendono la loro frenetica attività”( ).
Il fatto che Peter non fosse nell’isola fece sì che questa avesse l’aspetto di un Paradiso Terrestre e che il conte potesse dedicarsi alle rilevazioni e all’immaginazione di un futuro turistico in assoluta tranquillità.
“Qui faremo il campo di atterraggio della Bryan Air, di lì faremo partire il trenino che porta all’albergo. Le tappe turistiche saranno il villaggio pellerossa, le case negli alberi dei Bimbi Smarriti da cui si prosegue fino alla grotta del Tesoro. Di lì in barca fino alla laguna delle sirene, sosta alla Roccia del Teschio, colazione a bordo della nave dei pirati poi, sulla via del ritorno, nuova sosta al villaggio pellerossa per l’acquisto di prodotti di artigianato locale.
Pare che la figlia del capo, Giglio Tigrato, sia molto carina: la vedrei bene alla reception dell’albergo…”
Il massimo della soddisfazione lord Bryan lo ritrasse dalla visita alla laguna delle sirene: quel giorno (forse proprio per il fatto che Peter non c’era) le sirene lasciarono che Lord Bryan e i suoi arrivassero in volo molto vicino al loro scoglio dove si pettinavano voluttuosamente e poi si tuffarono facendo una quantità di giravolte aggraziate. La sua mente sagace che nulla dimenticava quando si trattava di affari, gli aveva fatto ricordare di porre nello zaino alcuni barattoli di Riciclato Jones, Speciale Pancetta e lì, volando su quelle acque color di smeraldo, aprì una scatoletta e ne fece cadere il contenuto nell’oceano ottenendo così che alcune decine di voracissimi barracuda accorressero di colpo disputandosi ferocemente i prelibati brandelli di cibo piovuto dall’alto.
“Gli piace!” disse compiaciuto il conte.
“Forze perké pesci non afere narici!” sentenziò il professore, ma in quel mentre le acque sotto di loro si agitarono perché un nuovo enorme contendente era venuto a disputarsi il cibo e dagli abissi emerse un immenso coccodrillo dalle fauci spalancate.
“Favoloso!” disse il conte “Una volta o l’altra riuscirò a portare qui i giapponesi, chissà come saranno felici di assistere a questo spettacolo!”
Poi guardò meglio il coccodrillo:”Dovremo prima o poi trovare un “logo” per gli oggetti che venderemo nella boutique dell’albergo, che ne so, magari per le T-shirt. Quel coccodrillo potrebbe essere una buona idea, qualcosa mi dice che un logo così dovrebbe avere successo…”
Dopo i primi giorni passati in rilievi e prospezioni, il gruppo si acquartierò al limite dei Beati Territori di Caccia per valutare i due ultimi aspetti individuati dal conte, la caccia, appunto, e la realizzazione di un campo di golf.
Anche su questi punti il conte aveva le idee chiare e si riservava di parlarne ai suoi collaboratori quella sera, a cena, dopo avere fatto il campo.
Purtroppo per lui Peter Pan scelse proprio quella sera per tornare nell’isola.




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